L’ira notturna di Penelope – nota di lettura di Sergio Daniele Donati su Le parole di Fedro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(…) Ogni giorno con pazienza
disfo un punto combattendo
l’ira notturna di Penelope
tremando il dubbio se qualcuno
ancora sotto respira. (…)

(tratto da “L’ira notturna di Penelope” 
che da titolo alla silloge)

Quella di Antonella Sica è una scrittura che, prima ancora di stimolare la lettura, impone una pausa;  la pausa che è prima di ogni parola. 
In quella pausa, appena dopo aver scorso il titolo della silloge, si insinua un dubbio, una crepa che ci impone di rivedere le nostre solari visioni sul mito.
Ché di ire maschili la guerra di Troia ci ha riempito le orecchie, e sono ire declinate al maschile e funeste.
Già il titolo, dunque, ci porta in un mondo sotterraneo, in cui l’ira e tante altre sfumature emozionali, vestono i panni del femminile, delle penombre feconde di cui troppo spesso ignoriamo la fertile natura di sorgente.
L’autrice sembra invitarci a disfarci di punti di falsa coscienza, di consapevolezza artefattae ci conduce poi  con delicata risolutezza verso una luce diversa, diafana.
Per questo la pausa nella scrittura di Antonella Sica è centrale, ché la descrizione della pulsione non è mai fine a se stessa; serva a condurre in un altrove dove è possibile intuire un senso profondo del nostro sentire.
Così nell’esempio sopra citato, l’ira notturna di Penelope, ci conduce verso un dubbio che dà tremore; un’ira combattuta dalla tenacia ma che forse è proprio essa stessa la chiave di comprensione della necessità di fermarsi ad osservare.

 

continua su Le parole di Fedro

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