Indubbiamente, la figura mitologica di Penelope ha influito e influisce in modo significativo sulla creatività e sulla produzione di tanti poeti e letterati, come pure, del resto, quella di Ulisse. Il simbolo della donna paziente che attende il ritorno dello sposo, prendendosi cura della famiglia e della casa in una situazione precaria e delicata, è un modello esemplare e recupera in modo ottimale il senso della dignità femminile, della sua centralità e importanza nella vita familiare e sociale. I poeti sono attratti da questo simbolo e ne fanno in molti casi riferimento dotto e illuminato.
Così, sulla falsariga della vicenda di Penelope a tutti noi nota, la moglie paziente, scaltra e determinata che tesse la sua tela di giorno e la disfa di notte in un interminabile lavorio di mantenimento dello status quo, al fine di rimandare il più possibile la sua decisione finale, la nostra autrice Antonella Sica in L’ira notturna di Penelope, raccolta di poesie recentemente pubblicata da Prospero Editore, emula lo spirito e l’intelligenza femminile e, in definitiva, umana, nel mantenere una sorta di equilibrio, uno stato di attesa “vigile” nell’affrontare la quotidianità e impostando le proprie aspettative future.
E dunque cosa si può ulteriormente notare, leggendo i bellissimi e significativi testi di questa raccolta? Presumo, essenzialmente, l’idea di incompiutezza, soprattutto nella vita di tutti i giorni, un senso di inarrivabilità quasi asintotica: “Ogni giorno con pazienza / disfo un punto combattendo / l’ira notturna di Penelope / tremando il dubbio se qualcuno / ancora sotto respira.” Si tratta evidentemente della consapevolezza che non sarà mai raggiungibile una pienezza di vita, una soddisfazione o meglio una realizzazione completa del senso dell’esistenza, e la nostra autrice lo esprime con grande valore poetico, ma anche filosofico, quando fa trapelare questo sentimento di precarietà, di disagio spirituale che investe anche l’ambito fisico e psicologico. Una continua tensione alla luminosità e alla pienezza di una vita che dia senso al tutto! Ed è perciò che il lavorio continuo, nottetempo, della trama vitale comporta una misura di rabbia, che è ira quasi repressa, addomesticata e gestita quasi a voler dare maggiore impeto e forza, energia rinnovante, a proseguire.
Come sempre, quando la poesia è davvero alta, come lo è senz’altro quella di Antonella Sica, è lo spessore della parola la caratteristica essenziale, capace di esprimere l’idea di fondo dell’autore, riuscendo con i suoi versi a dire molto di più del narrato, grazie agli echi, ai rimandi, alle allusioni, ai simboli che ampliano i confini poetici ad orizzonti altri, concentrici, proprio come le onde circolari in uno specchio d’acqua generate dal lancio di un sasso…
continua a leggere su Transiti Poetici